Le difficoltà e i disturbi più comuni nello sviluppo infantile di cui mi occupo

L e difficoltà di bambini ed adolescenti nell’eseguire correttamente gli obblighi legati alle materie scolastiche e nel riuscire nello studio possono causare demotivazione, rifiuto ed abbandono scolastico. Spesso le continue critiche negative che vengono rivolte al ragazzo da parte dei genitori o dagli insegnanti, relative alla loro non riuscita nello svolgimento delle materie scolastiche, inducono l’alunno ad auto-convincersi nelle sue incapacità. Realizza, così, quotidianamente fallimenti e non vittorie proprio perché è l’esterno che fa credere al ragazzo la sua inabilità fino a convincerlo.
Proprio per questo, è spesso necessario un supporto nell’alunno per innalzare i livelli di autostima ed auto-efficacia, rendendolo consapevole delle proprie capacità e dei propri limiti.

A secondo delle esigenze del bambino/adolescente si stilano dei programmi personalizzati per colmare/migliorare le loro lacune. Tramite dei potenziamenti cognitivi, non basati solo con il sistema visivo (insegnamento utilizzato a scuola), ma volti a stimolare i 5 sensi, si raggiungono con maggiore facilità i punti “deboli” presenti nel bambino. Il bambino si diverte ed allo stesso tempo riesce ad apprendere quelle nozioni o regole che gli possono risultare ostili se somministrate in modalità “lineare” e/o “frontale”.

Il metodo di studio è uno strumento fondamentale che il bambino deve acquisire fin dai primi anni della scuola elementare. Trovare il proprio “strumento” che calzi a pennello per la propria personalità non è sempre semplice e spesso vengono suggeriti da insegnanti o dagli stessi genitori metodologie e tecniche di apprendimento uguali per tutti. E’ fondamentale, invece, capire quale sia quella adatta ad ogni bimbo sfruttando le potenzialità ed arginando le debolezze proprio perché calettata sulla sua personalità.

INTERVENTI PSICO-EDUCATIVI INDIVIDUALIZZATI PER:

  • Difficoltà nella memorizzazione ed esecuzione delle materie scolastiche
  • Difficoltà di concentrazione ed attenzione nell’ambito scolastico e nella vita quotidiana
  • Rifiuto/Abbandono della scuola
  • Potenziamento delle abilità cognitive, innalzamento dell’autostima ed dell’auto-efficacia
  • ’Difficoltà relazionali ed aggressività nei confronti di genitori e coetanei

CERTIFICAZIONI SCOLASTICHE E SOMMINISTRAZIONE TEST

• DSA
• ADHD

PROGRAMMAZIONE DI TRAINING INDIVIDUALI PER:

• Disturbi dell’apprendimento scolastico
• Disturbi da deficit di attenzione ed iper-attività
• BES

CONSULENZA/FORMAZIONE PSICOLOGICA PER INSEGNANTI, EDUCATORI E GENITORI E PROGETTI DI PREVENZIONE NEI BAMBINI ED ADOLESCENTI INERENTI IL:

• Bullismo
• Sostanze stupefacenti
• Disabilità
• Dispersione scolastica
• Metodo di studio


AUTOSTIMA ED AUTOEFFICACIA: COSA SONO? COME SI POSSONO MIGLIORARE?

L’autostima è la considerazione che un individuo ha di se stesso. Questa viene meno negli stati di depressione in cui l’ individuo si disprezza e si svaluta, non considerando positiva alcuna accezione/appercezione di sé.

L’auto-efficacia è ciò che l’individuo si sente in grado di potere affrontare e fare. Si riferisce a tutto ciò che il soggetto considera come propria capacità e valuta se stesso in grado di poter adempiere con successo ai compiti necessari al conseguimento di un eventuale progetto/bersaglio/obiettivo.

Tutti noi possiamo avere dei periodi in cui, per una serie di fattori di molteplice natura, vengono a mancare le considerazioni positive di noi stessi, comportando delle difficoltà scolastiche, lavorative o relazionali. Tutto ciò può essere analizzato ed affrontato con esercizi per adulti e giochi per i bambini, facendo emergere le varie situazioni in cui il soggetto si trova maggiormente in difficoltà, ricostruendo il vero piano della realtà e ponendo in luce le situazioni reali che il soggetto ha vissuto.

Passo dopo passo, il bambino e l’adulto riflettono sui propri vissuti, riacquisendo una maggiore stima e considerazione positiva di se stessi, conoscendo le proprie potenzialità e i limiti personali e vivendo la quotidianità con unicità e come protagonisti della propria vita in modo creativo ed originale.

Per raggiungere una buona stima di sé occorre possedere una benevola autoconsapevolezza (coscienza consapevole della propria natura, dei bisogni personali, delle risorse, delle soggettive potenzialità, dei propri limiti e fragilità), e riuscire a conseguire la capacità di accettarsi.

L’autostima e l’immagine di sé si sviluppano durante la prima infanzia e si formano in base alla percezione di una positiva o negativa relazione con le principali figure di accudimento, in cui è molto rilevante l’essersi sentiti o meno bambini degni d’amore e d’importanza. E’ fondamentale il RISPETTARSI ed IL CREDERE NELLE PROPRIE CAPACITA’. La propria soddisfazione di sé stessi dipende non tanto dai successi o dagli insuccessi conseguiti, ma dal modo in cui si valutano i risultati raggiunti. Imparare a valutare in maniera realistica le proprie qualità, i propri punti di forza e le proprie debolezze, diventando consapevoli delle proprie emozioni, soprattutto quelle negative.

La fiducia e il rispetto di sé sono la base essenziale su cui costruire la propria felicità.

DIFFERENZA TRA DIFFICOLTA’ DI APPRENDIMENTO E DISTURBO

Le difficoltà generiche di Apprendimento devono essere considerate come un sintomo che esprima l’incapacità dell’alunno di fornire delle prestazioni scolastiche adeguate all’età e alla classe di frequenza. Ci riferiamo, quindi, a qualsiasi difficoltà incontrata da uno studente durante la sua carriera scolastica e che è causa di scarso rendimento. Queste difficoltà portano a svogliatezza, scarso impegno, che si possono ritrovare anche nei Disturbi di apprendimento. L’intervento emendatore deve essere tempestivo, puntando su un lavoro educativo di recupero che si basi su attività didattiche di potenziamento cognitivo delle aree più compromesse, che li accompagnerà per un breve o lungo periodo scolastico in base alla reattività del caso. I disturbi specifici di apprendimento vengono rilevati tramite la somministrazione di test specifici, significativamente al di sotto di quanto previsto dall’età, in presenza di un livello cognitivo nella norma.

DIFFICOLTA’ NELLA MEMORIZZAZIONE/ATTENZIONE ED ESECUZIONE DELLE MATERIE SCOLASTICHE

Il genitore si può rendere conto delle difficoltà del proprio bambino in campo scolastico.

Le stesse insegnanti fin dalle classi elementari possono descrivere un bambino poco brillante che ha difficoltà nella memorizzazione/attenzione rispetto a concetti nuovi ed una esecuzione dei compiti più rallentata rispetto ai suoi compagni. Lo stesso bambino può ravvisare queste difficoltà e spesso, invece di continuare costantemente a studiare ed esercitarsi, sente il bisogno di allontanarsi dallo studio o dall’esecuzione dei compiti perché spesso considerati troppo difficili, minando quotidianamente l’autostima del bambino, facendolo sentire sempre più inadatto al suo operato. Sicuramente quando chiunque si trova in difficoltà e c’è la consapevolezza dell’insuccesso si tende ad EVITARE tale situazione, trovando tutte le “scuse” per non assolvere ai propri doveri scolastici.

Ognuno di noi ha delle potenzialità e, al contempo, dei settori in cui siamo più carenti. Avviene sicuramente anche in campo scolastico e la materia preferita è tendenzialmente quella in cui si riesce meglio.

COSA PUO’ FARE LO PSICOLOGO PER AIUTARE IL BAMBINO/RAGAZZO?

Lo psicologo incontra i genitori (se possibile entrambi) per raccogliere tutte le informazioni necessarie inerenti al bambino in difficoltà. In seguito, incontra il bambino nella “stanza dei giochi” in compresenza col genitore, affrontando “la problematica” secondo l’opinione del bimbo stesso, per poi incontrare anche il corpo docente per costruire un intervento “di rete” con il professionista ed il sistema scolastico, stilando un programma ad hoc per le necessità del bambino.

Il POTENZIAMENTO COGNITIVO è diverso dal metodo didattico scolastico; è volto, infatti, a stimolare le parti carenti del bambino con esercizi mirati, tramite giochi, quiz, stimolazioni manuali ed utilizzando i 5 canali del sistema percettivo (tatto, udito, olfatto, vista, gusto) per aiutare a superare le difficoltà del bambino.

Incontrare le insegnati (sotto autorizzazione dei genitori) è fondamentale per raccogliere anche dal loro punto di vista le potenzialità e le carenze del bambino e per indagare se le difficoltà dell’alunno possono essere presenti anche per un problema relazionale con l’insegnante e/o con i compagni di classe. Avere degli accordi tra il professionista e l’insegnante servirà a far raggiungere al bambino gli obiettivi scolastici, come ad esempio essere preparati ad un compito in classe od ad una interrogazione, aiutando l’alunno a memorizzare e studiare in base al metodo di studio che lo stesso bimbo è in grado di esercitare. Durante il percorso scolastico è fondamentale capire quali sono le proprie potenzialità e i propri limiti per riuscire al meglio nel rendimento scolastico. Ognuno di noi deve capire quale è IL METODO DI STUDIO IDEALE per la propria personalità e scoprire in quale modo si è più veloci. Questo è il compito dello psicologo nel tirar fuori nel bambino tutte le sue potenzialità, sfruttandole al meglio in ogni disciplina curricolare. L’ottenere dei buoni risultati scolastici renderà il bambino più appagato e l’aumento della autostima ed autoefficacia gli permetterà di scavalcare le difficoltà che si presentano non solo a livello scolastico ma anche nella vita di tutti i giorni

ABBANDONO SCOLASTICO

Ancora oggi si lamenta il triste fenomeno dell’abbandono scolastico da parte di giovanissimi, intenzionati a non proseguire gli studi.

Spesso in queste realtà ci possono essere situazioni familiari complesse e necessità economiche precarie che inducono a maggior ragione il ragazzo a voler abbandonare la scuola. Le motivazioni però non sono solo queste, ma spesso ci troviamo davanti a ragazzi demotivati e convinti che non sono capaci a fare niente e che ogni materia scolastica sia un tabù: onde, l’estrema convinzione del proprio fallimento, la poca autostima ed auto-efficacia e la convinzione dell’assenza del supporto familiare o degli stessi insegnanti e il non avere nessuno che creda in loro, il che li porta ad EVITARE il problema uscendo dal sistema scolastico.

COSA FARE?

Lo psicologo può supportare il ragazzo in questo momento di crisi di crescita, valutando insieme quali siano gli elementi da tenere in considerazione prima di prendere questa decisione e provare ad attivare anche un potenziamento cognitivo volto a dimostrare al soggetto stesso quali sono le sue reali capacità, innalzando l’autostima e l’autoefficacia. Vedi POTENZIAMENTO COGNITIVO

DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO, DEFINITI DSA.

I disturbi dell’apprendimento sono compromissioni specifiche e significative dell’abilità di scrittura, lettura e calcolo, non dovuti ad un deficit sensoriale (cecità, sordità...).

Molte volte il bambino con questi disturbi viene etichettato come pigro, svogliato, demotivato ed i genitori ed insegnanti riferiscono più volte al bambino che “deve leggere di più” e che “non si impegna come dovrebbe”..

Fino agli anni ’80 si pensava che il requisito principale della lettura fosse la discriminazione visiva, cioè l’accuratezza nel distinguere la configurazione delle lettere (“Grafema”); invece, attualmente prevale l’ipotesi fonologica, secondo cui il bambino/ragazzo è in grado di riconoscere e produrre la forma delle lettere, ma ha difficoltà nel richiamare il relativo suono ad essa associato (“Fonema”). Quindi, il non riuscire ad associare prontamente il grafema con il fonema comporta un rallentamento nella lettura ed un elevato sforzo da parte del ragazzo.

La comprensione testuale, in genere, è presente, specie se a leggere è un estraneo perché l’Alunno dislessico, quando non è in prima “persona” legato al testo, mantiene inalterate le sue capacità cognitive ed intellettive. Oggi le ricerche stanno procedendo, focalizzandosi maggiormente sull’ipotesi di carattere neurologico.

Dislessia

Per il DSM-IV-R, La caratteristica fondamentale del Disturbo della Lettura è data dal fatto che il livello di capacità di leggere raggiunto (cioè, precisione, velocità, o comprensione della lettura misurate da test standardizzati somministrati individualmente) si situa sostanzialmente al di sotto di quanto ci si aspetterebbe data l’età cronologica del soggetto, la valutazione psicometrica dell’intelligenza, e un’istruzione adeguata all’età (Criterio A). L’anomalia della lettura interferisce notevolmente con l’apprendimento scolastico o con le attività della vita quotidiana che richiedono capacità di lettura (Criterio B). Se è presente un deficit sensoriale, le difficoltà nella lettura vanno al di là di quelle di solito associate con esso (Criterio C).. Nei soggetti con Disturbo della Lettura (che è stato anche definito "dislessia"), la lettura orale è caratterizzata da distorsioni, sostituzioni o omissioni; sia la lettura orale che quella a mente sono caratterizzate da lentezza ed errori di comprensione.

La dislessia si manifesta con una lettura scorretta (numero di errori) e/o lenta (tempo impiegato per lettura). Il bambino può:
• confondere le lettere che appaiono simili o graficamente o con il suono come : m,n,b,d, q,p, a, e, o
• invertire, omettere e/o aggiungere lettere e/o sillabe o parti di parola
• leggere correttamente una parola all’inizio della frase e non correttamente all’interno del discorso
• leggere lentamente, a volte sillabando, saltare le righe o le parole,
• fare errori di anticipazione, per esempio legge la prima o le prime lettere e poi tira ad indovinare spesso sbagliando
• leggere un brano e non cogliere il significato
• non riuscire ad imparare tabelline, sequenze dei giorni o mesi
• confusione per gli spazi temporali (ieri ,oggi; destra sinistra, lettura orologio)
• stancarsi ed avere bisogno di molta concentrazione
• difficoltà nelle lingue straniere
• faticare nel prendere appunti e ricopiare quanto riportato sulla lavagna
• difficoltà nello studio se veicolato da lettura.

Disturbo Specifico della Scrittura (componente linguistica): DISORTOGRAFIA e disgrafia

La Disortografia riguarda la componente costruttiva della scrittura, che è legata ad aspetti linguistici ed è quindi riferita all’incapacità di scrivere ortograficamente in modo corretto. Si parla di disortografia per quelle persone che, pur normodotate intellettivamente ed in assenza di deficit neurologici o sensoriali o senza gravi e conclamate patologie psicologiche, esposte al ciclo di apprendimento, commettono un numero di errori ortografici nella scrittura persistente nel tempo e che hanno delle importanti ricadute nella vita quotidiana. Gli errori possono essere di carattere:
fonologici: ad esempio scambio di grafemi, omissioni od aggiunta di lettere o sillabe, inversioni, grafemi inesatti.
Non fonologici: separazione o fusione illegali di parole, scambio di grafemi omofoni, omissione o aggiunta dell’H in maniera non adeguata,
Altri errori: accenti e doppie.

Disgrafia

La disgrafia riguarda la componente esecutiva e motoria di scrittura ossia la difficoltà di scrivere in maniera fluida, veloce e leggibile. Vi è una evidente difficoltà nel riprodurre graficamente i segni alfabetici e numerici; riguarda esclusivamente il grafismo, ovvero l’attività motoria prassica manuale e non le regole ortografiche e sintattiche

L’acquisizione della scrittura è valutata pari ad almeno due Deviazioni Standard al di sotto della media per classe in presenza di:
• normodotazione intellettiva
• adeguata opportunità di apprendimento

ASSENZA DI:
• disturbi neuromotori o sensoriali
• disturbi psicopatologici

Discalculia

La discalculia riguarda un disturbo a livello della cognizione numerica, nel manipolare i numeri, nell’eseguire calcoli rapidi a mente, nel recuperare i risultati delle tabelline e nei diversi compiti aritmetici di livello superiore come la risoluzione di problemi. Si definisce come una difficoltà nell’apprendimento di concetti e procedure di tipo matematico dove l’apprendimento è significativamente inferiori a 2 DS sotto la media rispetto a quello atteso sulla base dell’età, del QI, della classe frequentata.
(Tressoldi, 2002).

COME VALUTARE LA PRESENZA DI DSA


Lo psicologo, dopo aver rilevato tutte le informazioni fornite dai genitori, alunno ed insegnanti, somministra la batteria testistica per indagare se la difficoltà è di almeno due Deviazioni standard sotto la media della classe.

Dal 6 marzo 2013 è possibile far somministrare la batteria testistica da professionisti privati e consegnare la relativa certificazione alle scuole per far loro attivare, nel caso in cui si presentasse la diagnosi di DSA, il progetto del PDP (piano didattico personalizzato) secondo le difficoltà del bambino. Esso non è rappresentato solo dall’elenco di dispensativi e compensativi già predisposti, ma deve risultare – ed essere il più possibile - un effettivo documento programmatico, cucito addosso al bambino, in cui possono essere indicati gli obiettivi minimi. Tale programma dovrà essere firmato dal Dirigente scolastico, dagli insegnanti e dalla famiglia. Tutto ciò è cura strettamente dello psicologo di consegnare e spiegare la certificazione del bambino alle insegnati, per dare le opportune indicazioni sui deficit e problemi riscontrati nel bambino dopo la somministrazione testistica. Naturalmente, il professionista è sempre a disposizione del contesto scolastico/insegnanti per qualsiasi dubbio o necessità nel corso della stesura del PDP.

DISTURBI DELL’ATTENZIONE ED IPERATTIVITA’ ADHD

Secondo il DSM IV- TR i sintomi di disattenzione e di iperattività-impulsività, (sintomi manifestatisi da almeno 6 mesi) sono presenti con tale intensità e frequenza che provocano disadattamento e contrastano con il suo livello di sviluppo, in relazione all’età ed al contesto socio/famigliare.

Il bambino, nello specifico, presenta i seguenti sintomi:
a) non riesce a prestare attenzione ai particolari o commette errori di distrazione nei compiti scolastici o in altre attività;
b) ha difficoltà a mantenere l’attenzione sui compiti;
c) spesso sembra non ascoltare quando gli si parla direttamente;
d) spesso non segue le istruzioni e non porta a termine i compiti scolastici (anche se mi sembra corretto affermare che tale deficit non sia da imputare a specifica incapacità di capire le istruzioni);
e) spesso ha difficoltà ad organizzarsi nei compiti e nelle attività;
f) spesso evita o si dimostra riluttante ad impegnarsi in compiti che richiedano uno sforzo mentale protratto (come compiti a casa);
g) spesso perde gli oggetti necessari per i compiti o le attività (per es., matite, libri, quaderni o strumenti di altro genere);
h) spesso è facilmente distratto da stimoli estranei;
i) spesso è sbadato nelle attività quotidiane;

Inoltre, aggiungo che:
a) Muove con irrequietezza le mani, ma soprattutto batte i piedi o si dimena sulla sedia;
b) Spesso lascia il proprio posto a sedere in classe o in altre situazioni in cui ci si aspetti che resti seduto;
c) Spesso scorrazza e salta ovunque si trovi e ciò si manifesta in modo eccessivo specie in situazioni in cui tale atteggiamento è o appare fuori luogo;
d) Spesso ha difficoltà a giocare con tranquillità o a dedicarsi ai divertimenti in modo tranquillo;
e) Agisce come se fosse “motorizzato”;
f) Parla troppo.
g) Impulsivo, come ad esempio sparare le risposte prima che le domande siano state completate;
h) Interrompe gli altri per essere e/o rimanere lui al centro dell’attenzione
i) Abbastanza spesso ha difficoltà nell’ aspettare il proprio turno nell’espletamento di un’attività.
Tale diagnosi viene certificata dallo psicologo con possibilità di consegna alla scuola per attivare un piano didattico adatto per il bambino in difficoltà. Viene somministrato al bambino anche una batteria di test per verificare la diagnosi.

DIFFICOLTA’ RELAZIONALI ED AGGRESSIVITA’ NEI CONFRONTI DI GENITORI E COETANEI

La crescita dei figli non è così semplice, e spesso il genitore si può trovare in serie difficoltà nel come gestire il menage quotidiano. I continui conflitti e discussioni che nascono tra genitori e figli e gli episodi di aggressività verbale e comportamentale possono scoraggiare entrambe le parti acutizzando l’ira e la rabbia facendo trovare sempre con più difficoltà un accordo ed un rapporto sereno.

L’aggressività si può presentare anche con i coetanei stessi e la ribellione del bambino/ragazzo può essere il sintomo di un forte disagio interiore ed uno sperimentarsi come “soggetto che domina” come se fosse l’unica arma necessaria per gestire la relazione.

COSA FARE?
Lo psicologo può essere una guida per il genitore analizzando minuziosamente le dinamiche presenti tra lui ed il figlio. Capire quali sono i giusti passi da fare in base alla problematica e mettendosi in discussione in primis come genitori per poi poter capire il comportamento dei figli. Cambiando delle piccole dinamiche si possono smussare quegli angoli così aguzzi che rendono la relazione sempre cosò tesa. E’ possibile effettuare colloqui di sostegno individuale e in compresenza dei figli per poter dire quelle parole che forse non si è avuto mai il coraggio di pronunciare, sotto la guida di un professionista che mira al benessere di entrambi.

QUALI TEST VENGONO SOMMINISTRATI dalla Dott.ssa Monteverdi Pamela

SCALA WISC-IV;TIP: Per la valutazione diagnostica delle funzioni cognitive generali

BHK: Per la valutazione della grafia (scrittura)

PROVE MT-2; BVSCO-2; DDE-2: Dislessia; Disortografia

BVN 5-11: Per la valutazione delle funzioni esecutive(memoria, attenzione, pianificazione e calcolo)

BIA:Valutazione dell’attenzione e dell’iperattività

I sopra citati test sono i più accreditati come validità ed attendibilità e sono le ultimissime edizioni aggiornate uscite nel mercato